Istanbul è una città ricca di incanto, la sola al mondo ad estendersi tra due continenti che si affacciano sul leggendario stretto del Bosforo, confine acquatico tra Oriente e Occidente, tra passato e presente. Il nostro viaggio è stato un susseguirsi di emozioni e scoperte. Siamo passati dalle meraviglie del centro storico di Sultanahmet dove si trovano la Moschea di Santa Sofia, l’antico Ippodromo Romano, la Basilica Cisterna, la Moschea Blu ed il Palazzo Topkapi ai colori vivaci ed i profumi inebrianti dal Gran Bazar e del Bazar delle Spezie, zona che ospita anche la moschea di Solimano il Magnifico nonché la piccola gemma nascosta tra i suq di Rüstem Pasha. Dal molo di Eminönü ci siamo imbarcati alla scoperta della magia del Bosforo navigando dal Mar di Marmara verso il Mar Nero passando sotto ponti leggendari che collegano le sponde di Europa ed Asia. Abbiamo ammirato centinaia di ville in legno ottocentesche che si affacciano sull’acqua, palazzi da mille e una notte ed antiche fortezze. Ci siamo spostati sull’altra sponda del Corno D’Oro nel quartiere di Beyoğlu, l’antica Pera dove si trova la Torre di Galata ed il complesso dell’Istambul Modern, progettato da Renzo Piano, alloggiando nell’iconico Hotel Pera Palace, che un tempo ospitava i viaggiatori dell’Orient Express. Nel quartiere bohemien di Cukurcuma siamo rimasti affascinati dai racconti di Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura, visitando il suo originale Museo dell’Innocenza, perdendoci poi tra negozi di antiquariato e botteghe di stilisti locali. Passeggiando in una città sicura ci siamo lasciati deliziare dai sapori e profumi di questa terra e dall’anima vibrante della sua gente che rendono la visita della città un’esperienza indimenticabile. Si dice che lo stesso Napoleone abbia affermato “Se il mondo fosse un solo paese, Istanbul ne sarebbe la capitale”.
ARRIVO DI NOTTE A SULTANAHMET: TRA LUCI E MAGIA
Siamo arrivati ad Istanbul nel cuore della notte con un volo della Turkish Airlines della durata di appena 2 ore in partenza da Bari. In aeroporto, all’uscita 14, ci attendeva il nostro Transfer, prenotato su Booking che ci avrebbe portato in circa 40 minuti nel cuore della città. Arrivare ad Istanbul a notte fonda ha qualcosa di magico. Abbiamo scelto di soggiornare per la prima notte al “Levni Hotel & Spa”, un’oasi di pace nel centro storico, a pochi minuti a piedi dalle principali attrazioni della città. Il personale dell’hotel ci ha accolto in una camera con una vista spettacolare sul Bosforo: le luci riflesse sull’acqua ed il profilo della città all’orizzonte lasciavano già presagire un’avventura meravigliosa. Ci trovavamo non solo davanti ad uno stretto tra due continenti ma soprattutto davanti ad una delle vie di comunicazione strategiche più importanti e contese nei secoli, attraversata da eserciti, mercanti ed avventurieri: il tesoro più grande di questa città. Si dice che chi guarda le sue acque prima dell’alba, possa vedere i fantasmi del passato.
PRIMO GIORNO: DAI FASTI BIZANTINI ED OTTOMANI DI SULTANAHMET AL TRAMONTO SUL CORNO D’ORO
Ci svegliamo all’alba, nell’aria le preghiere del Muezzin diffuse attraverso un altoparlante, l’atmosfera dalla finestra è ipnotica, la città è avvolta in una luce soffusa e mistica: siamo nel periodo del Ramadan. Scendiamo a fare colazione e la giornata inizia con la visita dei grandi simboli della città, partendo dal quartiere di Sultanahmet. Ci accorgiamo fin da subito che in tutta la città c’è un amore smisurato per i gatti che vengono nutriti e protetti dalla popolazione e si trovano dappertutto, tanto che in Turchia c’è un detto “Se hai ucciso un gatto devi costruire una moschea per essere perdonato da Allah”.
La Maestosa Aya Sofya: la chiesa che ha sfidato i secoli
La prima tappa è il simbolo principale di Istanbul: Agia Sofia, patrimonio Unesco. Nata come Basilica cristiana nel 537 per opera dell’imperatore Giustiniano fu la più grande chiesa al mondo per circa mille anni e miracolosamente in piedi fino ad oggi resistendo a crolli, terremoti e saccheggi. Lo stesso Giustiniano si ispirò ad un sogno divino e quando vide l’opera completata, esclamò “Salomone ti ho superato!” riferendosi al tempio di Gerusalemme. Trasformata in moschea nel 1453, con la caduta di Costantinopoli, sconsacrata nel 1931 è diventata museo nel 1935 grazie a Mustafa Kemal Atatürk, padre fondatore e primo presidente della Repubblica turca; nel 2020 è diventata nuovamente moschea per decreto presidenziale di Recep Tayyip Erdoğane. Dal 2024 è accessibile ai visitatori stranieri solo dalle gallerie superiori mentre turchi e musulmani di nazionalità straniera possono accedervi all’interno dalla navata centrale. Il biglietto di ingresso, incluso anche l’accesso all’esposizione in 3D dell’Aya Sofya History and Experience Museum all’Ippodromo, è piuttosto costoso, ammontando a circa 50 euro a persona. La cupola con il suo diametro di 30 metri ed i suoi mosaici dorati riflettono la grandezza dell’impero Bizantino: qui sono stati incoronati gli imperatori romani d’Oriente. All’interno della cupola ci sono i mosaici di Sant’Ignazio il Giovane, San Giovanni Crisostomo e Sant’Ignazio Teodoro di Antiochia. I pennacchi sotto la cupola presentano dei dipinti di serafini, ovvero degli angeli alati. All’interno ci sono enormi lampadari, mosaici ed otto pannelli tondi con scritte dorate in arabo. Nella navata centrale si trova il pulpito e la nicchia di preghiera che indica la direzione della Mecca. All’interno di Santa Sofia si trovano due elementi particolari: un'iscrizione che si pensa sia stata incisa da un mercenario vichingo del IX secolo e la lapide di Enrico Dandolo, doge veneziano, che più di tutti contribuì al saccheggio di Santa Sofia durante la quarta crociata: paradossalmente la persona che più ha fatto del male a questo luogo è qui sepolto. Splendido è il mosaico dell’imperatore Costantino IX e di sua moglie Zoe, ultima rappresentante della dinastia macedone: nonostante i suoi tre matrimoni non ebbe figli segnando con la sua morte la fine del periodo bizantino nel medioevo. Altro mosaico degno di nota è stato realizzato tra il 1122 e 1134 e rappresenta l’imperatrice Irene che ha origini ungheresi con i suoi capelli biondi e gli occhi chiari e l’imperatore Giovanni Comneno II che indossa un ricco abito da cerimonia. Nel mosaico è rappresentato anche il loro figlio Alexios che morì poco dopo la realizzazione del mosaico. Il mosaico di Deesis rappresenta invece la vergine Maria e Giovanni Battista ed è considerato uno degli esempi più belli dell’arte musiva bizantina. Avvicinandosi all’uscita sulla lunetta del portale interno si trova un mosaico della Vergine Maria con l’imperatore Costantino, fondatore di Costantinopoli e l’imperatore Giustiniano che costruì Santa Sofia. Lasciata Santa Sofia ci siamo diretti verso l’Ippodromo Romano, il luogo dove gli imperatori bizantini trascorrevano il pomeriggio alle corse delle bighe e sede di innumerevoli eventi politici, anche drammatici. In quest’area si trova il piccolo gazebo noto come fontana del Kaiser Guglielmo, l’obelisco di Teodosio proveniente da Karnak, la colonna serpentina che si trovava davanti al tempio di Apollo a Delfi portata qui da Costantino e l’obelisco di pietra grezza, depredato di tutti i pannelli in bronzo che lo ricoprivano durante la quarta crociata. Qui si trova l’Aya Sofya History and Experience Museum dove è possibile rivivere 1700 anni di storia di Santa Sofia grazie ed un avvincente viaggio audiovisivo in 3D con tecnologia all’avanguardia e narrazione continua che permette di immergersi nel suo passato glorioso. All’interno del museo si trovano manufatti sacri della collezione di Santa Sofia esposti per la prima volta e numerosi documenti, tra i quali il decreto presidenziale che nel 2020 la trasformò nuovamente in moschea.



La Basilica Cisterna e le enigmatiche teste di Medusa
A pochi passi da Aya Sofya si trova la Basilica Cisterna, risalente al VI secolo. È definita dai turchi Yerebatan Sarniçi, ovvero “Palazzo Sommerso”. Costruita nel 532 per raccogliere l’acqua dolce dall’acquedotto di Valente del IV secolo, era finalizzata all’approvvigionamento idrico della città. Per molto tempo è stata abbandonata e venne riscoperta solo nel 1545 da Petrus Gillius, uno studioso del tempo. Restaurata nel 1985 ed aperta al pubblico nel 1987 è una struttura meravigliosa composta da 336 colonne disposte in fila per 12 e sormontate da bizzarri capitelli. Si tratta di un labirinto di colonne immerse nell’acqua, illuminate da una luce soffusa. Due colonne sono sorrette da teste di Medusa, una di questa capovolta e l’altra inclinata. Il mito racconta che guardare la Medusa negli occhi pietrificava gli uomini: forse i costruttori volevano scongiurare questa maledizione e proteggere la città dagli spiriti maligni o semplicemente hanno voluto riutilizzare dei materiali di recupero. Scendere nel palazzo sommerso è un viaggio nel tempo: il silenzio dei luoghi, la luce soffusa, le colonne che si specchiano nell’acqua e le enigmatiche teste di Medusa creano un’atmosfera surreale, da sogno. Attualmente ospita all’interno l’esibizione di opere chiamata “Deeper Beneath” con sculture e installazioni di artisti moderni. Il Biglietto di entrata comprensivo di audioguida è di circa 38 euro a persona.
Moschea Blu: il sogno incompiuto di un sultano
Attraversando Piazza Sultanahmet, dove si trova l’Ippodromo romano, arriviamo alla Moschea Blu, ubicata proprio di fronte ad Aya Sofya, commissionata dal sultano Ahmet I nel XVII secolo. Siamo entrati dopo la preghiera del mezzogiorno (la moschea è chiusa durante le preghiere giornaliere: due ore prima dell’alba, all’alba, a mezzogiorno, a metà pomeriggio, al tramonto e poco prima dell’ultima luce del giorno). Questa moschea è un capolavoro di armonia e colore, il blu, deriva dal cobalto importato dalla Persia e rappresentato nelle 21.000 piastrelle di Iznik a motivi prevalentemente floreali che al tramonto si tingono di sfumature turchesi. La Moschea ha 6 minareti ed il suo cortile è il più grande tra le moschee ottomane. Entrando dal cortile si osservano le proporzioni perfette della moschea e le sue linee sinuose costituite da una successione di cupole che disegnano linee curve all’infinito. E’ stata il sogno del sultano Ahmet I che salito al trono a 13 anni morì a 27 anni, un anno dopo il completamento della moschea. Si racconta che il sultano volesse che la stessa superasse lo splendore di Aya Sofya ma non fu mai soddisfatto. Venne sepolto accanto alla moschea probabilmente ancora tormentato dal suo sogno incompiuto. Una volta all’interno abbiamo capito perché a questo meraviglioso edificio è stato dato il nome di moschea blu restando letteralmente a bocca aperta davanti alla bellezza delle mattonelle ed alle sfumature del blu. L’ingresso alla moschea è gratuito.



Pranzo tra le tradizioni e visita del Palazzo Topkapi tra intrighi e lusso
Dopo tanto visitare ed una mattinata intesa, pranziamo in un ristorante storico chiamato Tarihi Sultananahmet Koftecis che, dal 1920, serve polpette di carne speziata “Köfte”, secondo la ricetta tramandata da generazioni in generazioni. Tale ricetta risale all’epoca dei sultani ottomani. Le polpette sono amatissime dai locali, una vera delizia per il palato. Sui muri ci sono numerose fotografie a testimonianza delle persone illustri che da qui sono passate per assaggiare questa prelibatezza. Attenzione però a chiedere dell’alcool perché è vietato nel raggio di 100 metri dalle moschee. Nel pomeriggio decidiamo di esplorare Palazzo Topkapi, costruito dopo la presa di Costantinopoli, il 29 maggio 1453, per il giovane sultano Mehmet I, residenza dei sultani ottomani fino al 1856. Venne edificato su quella Penisola dove, nel 667 A.C., i coloni greci costruirono il primo nucleo di Bisanzio, dove Costantino l’11 maggio del 330 D.C. fondò Costantinopoli e dove, nel 537 D.C., Giustiniano inaugurò Santa Sofia. Per visitarlo ci vorrebbe un giorno intero in quanto è costituito da uno spazio immenso occupato da edifici, padiglioni, giardini, cortili e strutturato secondo quattro corti. L’accesso alla seconda corte avveniva attraverso la porta centrale detta “Orta Kapi” che poteva essere attraversata a cavallo dal solo sultano. All’interno si trova un vasto Harem: un villaggio con strade e piazze e circa 300 stanze decorato con ceramiche di Iznik. All’interno ci sono anche delle enormi cucine sulla destra e a sinistra la sala del consiglio imperiale. Il luogo più affascinante è sicuramente il “Padiglione del Tesoro” dove si trova il pugnale di Topkapi con 3 smeraldi, destinato originariamente allo scià di Persia ed il Diamante del fabbricante di Cucchiai da 86 carati, tra i gioielli più preziosi al mondo, precisamente il quinto. La storia racconta che venne trovato in una discarica e comprato da un ambulante per tre cucchiai e poi da un gran visir per conto del sultano. Ogni sala di questo luogo trasuda lusso e potere: la vista dalla terrazza del palazzo sul Bosforo è mozzafiato. Il Palazzo è chiuso il martedì ed il costo di accesso inclusa una guida gratuita è piuttosto elevato e pari ad € 51 a persona. Attraverso la guida abbiamo rivissuto la storia e sentito sulla pelle l’atmosfera e gli sfarzi dei passati secoli. Il Palazzo è adiacente la stazione di Sirkeci, inaugurata nel 1890 e capolinea dell’Orient Express.



Il Pera Palace Hotel: intrighi e lusso
Decidiamo di spostarci da Sultanahmet a Beyoğlu in taxi (costo circa 8 euro): il collegamento tra questi due quartieri può anche avvenire attraversando il ponte di Galata a piedi o prendendo un tram o la metro. Qui ci attendono due notti nel mitico Pera Palace Hotel, costruito nel 1892 ed aperto nel 1895 per ospitare i passeggeri dell’Orient Express nella rotta tra Parigi e Istanbul: un tempo uno dei dieci hotel principeschi del pianeta. Disegnato da Alexander Vallaury, l’hotel fu il primo palazzo di Istanbul ad eccezione dei palazzi ottomani ad avere elettricità, un ascensore ed acqua calda secondo gli standard europei: è ancora visibile all’interno dell’hotel la portantina che si usava per condurre i viaggiatori dall’Orient Express fin all’hotel. Qui è stato ospitato, dal 1917, anche Mustafa Kemal Atatürk nella stanza 101, oggi trasformata in un museo, e visitabile dalle 10 alle 11 e dalle 15 alle 16 ogni giorno. Nella stanza 411 si dice che Agatha Christie abbia scritto Assassinio sull’Orient Express. Tra gli altri qui soggiornò anche la spia Mata Hari che probabilmente visitava la splendida sala del te ottomana aperta ogni giorno dalle 15 alle 18 cercando di carpire quanti più segreti possibili. Qui soggiornarono moltissimi illustri ospiti tra i quali Ernest Hemingway, re Edoardo VII, l’imperatore Francesco Giuseppe, Alfred Hitchcock e Jaqueline Kennedy Onassis. Ci assegnano la stanza 304 con una meravigliosa vista sul Corno d’Oro, l’estuario che per 7 km si trova a sud del Bosforo e che al tramonto si colora di sfumature dorate mentre il cielo si tinge di rosso, il “rosso istanbul” di cui parla il regista Ferzan Özpetek, nato a Istanbul, nel suol libro semiautobiografico. Il colore rosso è quello del cielo al tramonto, delle proteste studentesche per la libertà e democrazia, e dell’amore, perché come è scritto nella copertina del libro “Niente è più importante dell’amore”.
Cena tradizionale a base di Meze e passeggiata sotto la Torre di Galata
Abbiamo cenato nel quartiere di Beyoğlu in una Meyhane (taverna) dal nome “Asmali Cavit”, dove il tempo si è fermato, frequentata da una clientela locale. Una volta arrivati i camerieri ci hanno portato enormi vassoi pieni di piatti freddi di “meze”, i deliziosi antipasti turchi, dai quali abbiamo potuto sceglierne alcuni. Si tratta di pietanze principalmente a base di verdure, ma c’erano anche piatti di mare. Abbiamo poi scelto dal menu dei meze caldi e concluso la nostra cena con Baklava (dolce turco per eccellenza fatto con pasta fillo con ripieno di pistacchi e di noci) e il tipico liquore raki aromatizzato con anice. Dopo cena abbiamo passeggiato per le vie del quartiere fino alla Torre di Galata, costruita dai Genovesi nel 1348 come avamposto strategico, spettacolare illuminata nella notte. Essa sorge nella parte più alta di una zona concessa ai genovesi a seguito di un patto di difesa con l’impero bizantino nel 1261. In quest’area, adiacente al quartiere portuale di Karaköy (recentemente riqualificato e sede di Istanbul Modern) si stabilì una comunità cosmopolita di armeni, greci, catalani, ebrei, russi e veneziani. La Torre di Galata costruita dai genovesi nel 1348 supera i 60 metri di altezza con tetto conico. E’ accessibile per le visite e in cima si trova un ristorante con una vista su Istanbul ed il Bosforo spettacolare. La torre è sede di storie affascinanti e leggende come quelle dei primi esperimenti di volo di Hezârfen Ahmed Çelebi che nel XVII secolo costruì delle ali e si lanciò dalla torre volando per km nel Bosforo, diventando una figura leggendaria.



SECONDO GIORNO: BAZAR, CROCIERA SUL BOSFORO E LUSSO OTTOMANO
La Stanza museo di Atatürk: il fondatore della Turchia moderna
Dopo colazione la giornata ha inizio con la visita della stanza 101 del Pera Palace, trasformata in museo in occasione dei 100 anni dalla nascita di Mustafa Kemal Atatürk che qui soggiornava e lavorava quando era a Istanbul, prima di prendere residenza presso il Palazzo Dolmabahçe. All’interno della stanza, che ha svolto un ruolo cruciale durante la nascita della repubblica turca, sono raccolti libri, regali, giornali, oggetti personali appartenuti al padre della Turchia moderna. Il suo cappello, i suoi manoscritti, la sua uniforme, i suoi occhiali, il suo pigiama i suoi biglietti dell’orient express, i suoi appunti, hanno un grande valore simbolico. L’appartamento si compone della sua stanza da letto, un soggiorno e un bagno. All’interno del soggiorno si trovano due tappeti che vennero donati ad Atatürk da un maharaja indiano. In uno di questi viene predetta attraverso dei simboli l’ora (9:07) e il giorno (10 novembre) della sua morte. C’è un manoscritto con la teoria del linguaggio del sole datato 28 ottobre, pochi giorni prima della morte, secondo il quale tutti i linguaggi del mondo non derivano dal latino ma dal turco. Ci sono poi una lettera nella quale il primo ministro greco Venizelos nominò Atatürk per il premio Nobel della pace del 1934 a simboleggiare la grande amicizia tra Grecia e Turchia ed una copertina del Time del 1927 nel quale Atatürk venne selezionato come uomo dell’anno.
Il Gran Bazar ed i segreti dei mercanti
Prendiamo un taxi e ci facciamo lasciare proprio davanti uno degli ingressi del Gran Bazar con i suoi 4000 negozi, sorto nel 1461 per opera di Mehmet il Conquistatore: uno dei più antichi al mondo. Entrare nel Gran Bazar è come varcare la soglia di un altro mondo. Percorrere le strade del mercato è un esperienza suggestiva, le volte sono colorate e le strade labirintiche con gli originali nomi ottomani. Impressionano le botteghe di oro, i venditori di tappeti e di lampade: qui l’arte del contrattare è un rituale. I venditori raccontano le loro storie: le famiglie tramandano l’attività da generazione in generazione. Un dettaglio affascinante è la presenza all’interno del bazar di una porta segreta che lo collegava direttamente con il palazzo Topkapi, permettendo ai sultani di fare acquisti senza essere visti.
La Moschea di Solimano I il Magnifico e la Splendida vista sul Bosforo
Ci dirigiamo a piedi verso la moschea di Solimano I il magnifico costruita tra il 1550 e il 1557, il più grande capolavoro dell’architetto Sinan, considerato il Michelangelo turco. A destra dell’ingresso si trova il cimitero dove è sepolto il sultano insieme alla moglie Roxelana e la figlia Mihrimah e due sultani: Solimano II e Ahmet II. E’ una moschea grandiosa, dai suoi giardini e dalle sue terrazze si gode di una spettacolare vista sul Bosforo e sulla Torre di Galata.
Il Bazar egiziano e le spezie magiche
Ci perdiamo poi tra i colori e i profumi del Bazar delle spezie. Attivo fin dal 1660, passeggiare in questo Bazar è un esperienza multisensoriale tra curcuma, cannella, chiodi di garofano, sumac, te alla mela e “l’elisir dell’amore”, che garantisce passione eterna a chi lo beve. Le donne dell’harem si recavano qui in passato a comprare le spezie, la stessa Roxelana comprava un elisir composto da radice di zenzero mescolata con miele e cannella che ancora oggi si vende. I venditori offrono del te ai passanti e i lokum, le coloratissime e buonissime gelatine preparate con amido di mais, gelatina e succhi di frutta, che si dice siano state inventate da un pasticcere per il sultano. Da una porticina nascosta in cima ad una scala si accede al ristorante Pandeli, in attivo dal 1901, frequentato da influenti personaggi, anche dalla stessa Audrey Hepburn, dai reali di Spagna e dalla regina Elisabetta.
La piccola gemma nascosta tra i suq di Rüstem Pasha
Attraverso una porticina nascosta tra i suq di fronte al molo di Eminönü si accede a delle scale che portano ad una terrazza dalla quale si entra ad una moschea sempre progettata da Sinan, dedicata a Rüstem Pasha, gran visir, ovvero primo ministro di Solimano I e suo cognato, in quanto sposò sua figlia Mihrimah. La moschea terminata nel 1563 è un vero gioiello ed è famosa per le sue ceramiche di Iznik con motivi floreali a prevalenza del rosso utilizzate sia per l’interno sia per l’esterno. Si tratta degli esempi più importanti dell’arte ceramica ottomana. Nel porticato con le colonne si trovano dei souvenir di ceramiche di Iznik molto graziosi.



Pranzo sul molo e crociera sul Bosforo
Pranziamo sul molo di Eminönü, dove gustiamo il celebre Balik Ekmek , il panino con il pesce grigliato. Si accede a dei gazebo, collegati sul molo a barche coloratissime ormeggiate, proprio sotto il ponte di Galata, dove si cuoce il pesce. Si tratta del pasto tipico dei pescatori fin dal XIX secolo ed oggi uno degli street food più famosi a Istanbul. È un’esperienza unica soprattutto per la vista sul ponte di Galata, dove pescatori gettano le canne e reti mentre gabbiani volteggiano nel mare e le barche arrivano e partono dal molo. Dal molo ci imbarchiamo per una crociera sul Bosforo di un ora e mezza, riservata con Getyour guide del costo di circa € 10 a persona (che include anche un audio guida) per apprezzare le due anime europea e asiatica di questo stretto. Lungo il tragitto abbiamo ammirato il palazzo Beylerbeyi sulla sponda asiatica del Bosforo, residenza estiva dei sultani e luogo dove venivano ospitati i sovrani stranieri; il palazzo Dolmabahçe dove i sultani ottomani si traferirono dal 1856 fino al 1922: in quest’ultimo Atatürk morì vedendo il mare. Colpiscono le ville di lusso in legno “yali” del valore di centinaia di milioni di euro e la fortezza di Rumeli utilizzata nel 1452 durante l’assedio turco da Maometto II. Uno dei momenti indimenticabili è stato passare davanti alla Torre della Fanciulla, simbolo di istanbul, all’ingresso del mar di Marmara, su un isolotto nel Bosforo. Si narra che un sultano per proteggere la figlia dalla profezia della sua morte la rinchiuse qui, ma la stessa non riuscì a sfuggire al suo crudele destino morendo dopo essere stata morsa da un serpente nascosto in un cesto di frutta che lo stesso sultano le fece recapitare. E’ stato emozionante vedere anche i due ponti sul bosforo: il ponte dei martiri del 15 luglio e il ponte Baltan Sultan Mehmet che collegano le due sponde dei due continenti e la moschea di Ortakoi che sembra galleggiare sull’acqua. Percorrere il Bosforo significa cogliere la vera essenza della città, quella malinconia (“hüzün”, in turco) che rivela l’atmosfera magica di Istanbul, descritta da Orhan Pamuk, scrittore turco premio Nobel per la letteratura, nel suo libro Istanbul (2006).
Relax al Pera Palace e cena nel leggendario 1924 Istanbul con passeggiata serale nel quartiere della movida fino a piazza Taksim
Ci dirigiamo in taxi al Pera Palace per un te e un dolce della tradizione turco/francese rilassandoci sui divanetti della splendida Kubbelli Lounge in stile moresco, con le sue cupole, la sua atmosfera e gli arredi d’altri tempi. Il Relax continua nel pomeriggio nella spa dell’albergo dove ci concediamo anche un massaggio.
La serata si conclude con una cena in un luogo iconico di Istanbul, nel ristorante “1924 Istanbul”, recentemente restaurato e che conserva ancora l’atmosfera nostalgica di una comunità russa qui esiliatasi dopo la rivoluzione del 1917. Tra insalata russa, piatti della tradizione come il filetto Stroganoff e vodka ghiacciata è stato come viaggiare nel tempo. Tra balconate in legno, specchi, e arredi storici si trova il tavolo di Atatürk (rimasto prenotato a suo nome). Accanto al ristorante si trova uno dei locali notturni più belli di Istanbul: “360Istanbul” con una splendida terrazza. Abbiamo poi percorso Istiklan Caddesi, noto in passato con la Gran rue de Pera, oggi viale dell’Indipendenza, fino a piazza Taksim , cuore della movida. Ad ogni angolo tra ristoranti e bar ci sono bancarelle che vendono pannocchie di mais, castagne e cozze stufate servite con il limone.






TERZO GIORNO: ARTE, LETTERATURA E NOSTALGIA
Il museo dell’innocenza: il sogno di Orhan Pamuk
Ci spostiamo nel bohemien quartiere di Çukurcuma, dove in un edificio storico rosso risalente al 1897 si trova Il museo dell’innocenza. Si tratta di un luogo unico al mondo, creato dallo scrittore premio nobel per la letteratura Orhan Pamuk. Racconta una storia d’amore attraverso oggetti di vita quotidiana che trasportano i visitatori in un atmosfera nostalgica della Istambul tra il 1950 e il 2000. Ogni dettaglio – un orecchino, un biglietto del cinema, ogni mozzicone delle 4213 sigarette - evoca emozioni profonde e racconta di un passato che appare ancora presente rendendo la visita emozionante e intima. Orhan Pamuk scrisse il museo dell’innocenza che divenne un libro tradotto in tutto il mondo in 50 lingue, immaginando successivamente un luogo dove Kemal, il protagonista del suo libro, raccogliesse tutti gli oggetti appartenuti alla sua amata Füsun, rendendo realtà la sua immaginazione. Dopo aver pubblicato il suo libro, l’autore progettò il museo che si sviluppa su più piani: all’ultimo piano, in una teca sono raccolti tutti i suoi schizzi. Se si visita il museo con un audio guida è lo stesso scrittore che racconta, facendoti sentire parte del libro, la storia attraverso gli oggetti raccolti nelle 83 teche di legno, tante quanti sono i capitoli del suo libro. Dal 2012 il museo ha accolto 420 mila visitatori e ha vinto anche un prestigioso premio europeo quale miglior museo al mondo nel 2014. Se si porta una copia del libro si entra gratis, altrimenti il costo per due persone e un audio guida è di 25 euro. Il museo è chiuso il lunedì. Durante la nostra visita l’autore era lì ed è stato un privilegio scambiare delle parole con lui e conoscere una personalità del suo spessore così attenta alle relazioni umane, alla narrativa e alle questioni identitarie. Il suo amore per Istanbul, dal quale trae il suo carattere, è tangibile e si trova in ogni oggetto di questo splendido museo. Usciti dal museo, nel quartiere si trovano negozi di antiquariato, oggetti vintage e boutique di stilisti locali dove ci siamo persi per un po’. Ho potuto acquistare dei capi di abbigliamento femminile molto originali presso Umit Unal, uno stilista molto apprezzato di Istanbul che ha aperto il suo marchio nel 1992. Nella zona c’è anche un hammam di quartiere il Çukurcuma Hamami del 1831, restaurato di recente, se si vuole fare questo tipo di esperienza.
Ultimo caffè e Döner kebab con vista Galata
Di ritorno verso l’hotel siamo passati dal Museo Pera che ospita una collezione affascinante di ritratti orientaleggianti. Prima di lasciare Istanbul ci siamo rifugiati in un bar letterario mescolandoci con la gente del posto appassionati lettori e affezionati alla cultura del caffè: la Libreria Minoa Pera con due piani di libri, alcuni anche in inglese. Appena si entra si resta a bocca aperta davanti ad una scala con gradini che sono delle mensole di libri e le lampade fatte con libri. Abbiamo poi salutato la città con un Döner Kebab con vista sulla Torre di Galata. Mentre ci dirigiamo verso l’Aeroporto (davvero enorme ma ben organizzato) pensiamo a quanto questa città sia crocevia di storia, culture e leggende e che il nostro viaggio non può concludersi qui perché Istanbul, con la sua malinconia, il concetto di hüzün di cui parla Pamuk, ti è già entrata nel cuore insieme alla certezza che è una città in cui si torna sempre.






-----INFORMAZIONI PRATICHE-----
COME ARRIVARE
Le principali città italiane sono collegate ad Istanbul con i voli della Turkish Airlines. In città ci siamo spostati a piedi o con i taxi tra Sultanahmet e Beyoğlu che abbiamo trovato molto convenienti (circa 8 euro).
DOVE DORMIRE
Nel quartiere di Sultanahmet il “Levni Hotel & Spa” (https://www.levnihotel.com/en/home/) è un’oasi di pace nel centro storico, a pochi minuti a piedi dalle principali attrazioni della città. Ha all’interno una Spa e un bagno turco. Ha stanze con vista sul Bosforo dotate di ogni confort. Eccellente la colazione.
Nel quartiere di Beyoğlu l’iconico Pera Palace Hotel (https://perapalace.com/), costruito nel 1892 ed aperto nel 1895 per ospitare i passeggeri dell’Orient Express nella rotta tra Parigi e Istanbul: un tempo uno dei dieci hotel principeschi del pianeta, è semplicemente meraviglioso. Si viene qui per il te pomeridiano da gustare nella splendida sala Kubbelli Lounge in stile moresco con le sue cupole, la sua atmosfera e gli arredi di altri tempi e per visitare la stanza museo n.101 di Mustafa Kemal Atatürk, padre della Turchia moderna.
DOVE MANGIARE
A Sultanahmet il ristorante storico chiamato Tarihi Sultananahmet Koftecis (https://sultanahmetkoftesi.com/), dal 1920, serve polpette di carne speziata “Köfte”, secondo la ricetta tramandata di generazioni in generazioni. Tale ricetta risale all’epoca dei sultani ottomani.
Nel quartiere di Beyoğlu c’è una meyhane (taverna) dal nome Asmali Cavit, dove il tempo si è fermato e frequentata da una clientela locale. Qui si viene per assaggiare i tipici antipasti turchi chiamati meze (vedere profilo Instagram).
Nel quartiere di Beyoğlu si trova il ristorante 1924 Istanbul (https://1924istanbul.com/eng.html), recentemente restaurato con l’atmosfera nostalgica della comunità russa qui esiliatasi dopo la rivoluzione del 1917. Qui si viene per l’insalata russa, i piatti della tradizione come il filetto Stroganoff e la vodka ghiacciata. C’è ancora il tavolo di Mustafa Kemal Atatürk dove non può sedersi nessuno.
Sul molo di Eminönü si può gustare il celebre Balik Ekmek , il panino con il pesce grigliato scotto sul momento all’interno di barche coloratissime ormeggiate, proprio sotto il ponte di Galata.
COSA VISITARE
Assolutamente imperdibili a Sultanahmet sono: la Basilica di Santa Sofia e l’Aya Sofya History and Experience Museum, l’Ippodromo romano, la Basilica Cisterna, il Palazzo Topkapi, la Moschea blu, la Moschea di Solimano I e la Moschea di Rüstem Pasha.
Nel bohemien quartiere di Çukurcuma in un edificio storico rosso risalente al 1897 si trova Il museo dell’innocenza. Si tratta di un luogo unico al mondo, creato dallo scrittore premio nobel per la letteratura Orhan Pamuk, assolutamente imperdibile (https://www.masumiyetmuzesi.org/).
Le due anime europea e asiatica del Bosforo si visitano con una crociera di 1,5 ore in partenza ogni ora dal molo di Eminönü. Si può riservare con Getyour guide al costo di circa € 10 a persona (include anche un audio guida). Si arriva con i biglietti direttamente al chioschetto giallo sul molo e ci si imbarca.
COSA COMPRARE
Per souvenir, oro, tappeti e tutto quello che si può immaginare visitate il Gran Bazar, sorto nel 1461 per opera di Mehmet il Conquistatore, offre 4000 negozi. Aperto tutti i giorni tranne la Domenica.
Per spezie, te e dolci visitate il Bazar delle spezie, o Bazar egiziano, attivo fin dal 1660. Aperto tutti i giorni tranne la Domenica.
Nel quartiere di Çukurcuma ci sono numerosi negozi di antiquariato, oggetti vintage e boutique di stilisti locali. Per capi di abbigliamento femminile molto originali ci si può recare presso Umit Unal, uno stilista molto apprezzato di Istanbul che ha aperto il suo marchio nel 1992 (Vedere profilo Instagram).
COSA LEGGERE PRIMA DI PARTIRE
Indispensabile e molto utile la guida pocket della Lonely Planet su Istanbul, 8° edizione italiana tradotta e pubblicata a Febbraio 2025 da EDT srl su licenza esclusiva della Lonely Planet Global Limited.
La Guida della National Geographic su Istanbul, città del mondo, edizione 2025 di Centauria editore srl è ricca di foto ed aneddoti sulla città. Della National Geographic consigliatissima è la sezione dedicata ad Istanbul del libro “52 weekend da sogno” edizioni White Star che raccoglie cartine ed informazioni puntuali sui migliori alberghi e ristoranti di questa città spettacolare.
Di Orhan Pamuk , da leggere il libro Istanbul che racconta una delle città più affascinanti al mondo ed il Museo dell’Innocenza, che racconta di un amore impossibile che diventa la storia di un’epoca e di una città, editi entrambi in italiano da Einaudi. Il catalogo illustrato degli oggetti contenuti nel museo dell'Innocenza di Istanbul è una bellissima pubblicazione di Orhan Pamuk dal Titolo “L'innocenza degli oggetti”, edito da Einaudi. Per rivivere le atmosfere iconiche del Pera Palace e le sue storie il libro Edizione Inglese “Midnight at the Pera Palace The Birth of modern istanbul”, di Charles king, è consigliatissimo. La Turchia della repubblica di Atatürk durante gli anni 30 è raccontata nel libro di Sabahattin Ali “Il Demone in Noi” di Carbonio editore, tradotto in italiano per la prima volta.
Di Ferzan Özpetek è il libro ( da cui è stato tratto un film) “Rosso Istanbul” del 2017 edito da Mondadori, semiautobiografico ambientato a Istanbul, sua città d’origine, in una villa ottomana sul Bosforo e nella sua casa con vista sulla Torre di Galata. Istanbul, città bellissima e malinconica è anche raccontata nella trilogia “Meze, Music e Muhabbet” (2023).